Pozzo della Neve è stato definito da Tullio Bernabei, suo principale conoscitore, l’Abisso dei Sogni, che costrinse ad inenarrabili fatiche i suoi esploratori, ma che gratifica con la propria bellezza. E’ il quarto abisso d’Italia custodito gelosamente in uno scrigno luminoso a 100 metri di profondità da un sifone pensile, guardiano assopito del fantastico mondo sotterraneo… L’abisso presenta due ingressi: L’ingresso secondario, a quota 1368 m., fu aperto artificialmente nel 1984; dà accesso ai Rami Alti ed è idrologicamente l’inizio del complesso sistema di Pozzo della Neve. I rami, della lunghezza planimetrica di 1,4 chilometri, sono particolarmente belli; scavati nel bianco calcare a rudiste nel primo tratto sono fossili, per poi divenire particolarmente attivi a circa un chilometro dall’ingresso e ad una profondità di 100 metri. Il meandro prosegue fino alla sommità di un pozzo che è il secondo pozzo dall’ingresso principale. L’ingresso principale, a quota 1330, è il vecchio ingresso del Pozzo della Neve; costituito da una ripidissima dolina sprofonda subito in un pozzo di 30 metri intersecando poi i Rami Alti. Scendendo ancora un pozzo si giunge al sifone che chiude l’accesso alla grotta per gran parte dell’anno. Da questo punto la grotta inizia a scivolare verso il fondo senza interruzioni passando per caratteristiche gallerie, laghi, ampie sale e profondi pozzi fino alla profondità di 895 metri. Qui la fessura del casco chiudeva l’abisso. Una costante opera di disostruzione, da parte di speleologi nazionali e internazionali, ha permesso il superamento della strettoia e, dopo altri 150 metri di pozzi il raggiungimento dell’attuale profondità di circa 1045 metri dal punto d’ingresso attraverso uno sviluppo di circa 13 chilometri. Tra le tante cose da vedere, si cita il suo lunghissimo Bianco Meandro, tra i più belli in assoluto di tutte le grotte italiane. Ma la storia di questa grotta non finisce qui: il potenziale esplorativo è ancora eccezionale.